Trump e la cecità dell’Occidente
Dove va l’America? Noi ironizziamo sulle corna dei sostenitori di Trump e intanto le democrazie occidentali rischiano di diventare gusci vuoti. Tutto da leggere, il pezzo di Eugenia Roccella su l’Occidentale.
Dove va l’America? Noi ironizziamo sulle corna dei sostenitori di Trump e intanto le democrazie occidentali rischiano di diventare gusci vuoti. Tutto da leggere, il pezzo di Eugenia Roccella su l’Occidentale.
Ieri la legalizzazione dell’aborto in Argentina, a chiudere l’annus horribilis di Covid-19. Oggi una mia riflessione in merito, su Avvenire.
QUALCUNO HA PAURA CHE NASCANO BAMBINI?
Anche l’Umbria ha deciso di seguire le nuove linee di indirizzo del ministro Speranza sull’aborto con la Ru486.
La decisione è avvenuta dopo un primo pronunciamento dell’Amministrazione regionale per la promozione dell’aborto chimico nella fase 2 della pandemia, lo scorso maggio; una seconda pronuncia nella fase 3 in cui, al contrario, con una virata a 180°, ha deciso di adottare il regime di ricovero ospedaliero; infine una terza, adesso, con l’adesione alle ultime indicazioni ministeriali, che quel regime negano, e ne stabiliscono uno in day hospital o ambulatoriale. E poco importa che resti alle donne umbre la facoltà di ricoverarsi, su richiesta: questa scelta diventa una presa in giro se l’organizzazione regionale sarà basata, come si afferma, sul day hospital o l’ambulatorio. Ma soprattutto, con la sua ultima delibera l’Amministrazione umbra ha fatto proprie quelle linee guida, diversamente da quella del Piemonte che invece ne ha denunciato l’inapplicabilità, senza per questo porsi al di fuori dell’ambito legale. In altre parole: era possibile fare una scelta diversa, come ha mostrato il Piemonte e come ci aspettavamo, viste le tante dichiarazioni e prese di posizione su famiglia e vita da parte della nuova amministrazione regionale. Alla prova dei fatti, però, le decisioni politiche sono state altre.
Come Movimento per la vita dell’Umbria avevamo pubblicamente approvato e difeso la scelta del Governo regionale di adottare il regime di ricovero ospedaliero, e questa decisione finale ci ha lasciato a dir poco sconcertati.
Noi del Movimento per la vita continuiamo e continueremo a lavorare per il rispetto e la salvaguardia di ogni vita, dal concepimento alla morte naturale, in tutte le sue condizioni. E vogliamo continuare, ostinatamente, a chiedere un aiuto concreto a favore delle donne che si trovano ad affrontare una gravidanza in condizioni di solitudine o difficoltà. Un aiuto da più parti promesso, nella nostra regione, ma ancora lontano a venire.
Continuiamo a chiedere all’Amministrazione regionale di prevedere un fondo specifico per le donne che, con sostegni adeguati, porterebbero avanti la gravidanza. Continuiamo a chiedere sostegno all’azione del volontariato che da quaranta anni aiuta le mamme a far nascere i loro bambini, senza mai avere avuto neppure un gesto di riconoscimento da parte dell’amministrazione pubblica.
Continuiamo a chiedere un sostegno concreto alla vita nascente e, più in generale, politiche a favore della maternità e delle nascite.
Qualcuno ha paura che nascano bambini?
Assuntina Morresi
presidente Mpv Umbria
Su Avvenire anche la seconda puntata del mio approfondimento sui trattamenti per disforia di genere ai minori, in Svezia. Qua il link alle due puntate insieme.
La storia di Giovanni, un piccolo supereroe, e di Enrico, Alice e Gioele, la sua famiglia. E il messaggio dei vescovi italiani per la Giornata nazionale per la Vita. Ne ho scritto nel nostro settimanale regionale (Umbria), La Voce.
È stata bloccata la legge proposta nell’estate del 2018 dal governo social democratico svedese, che voleva abbassare da 18 a 15 anni l’età minima per accedere alla chirurgia per la transizione di genere senza il consenso dei genitori, e che voleva stabilire a 12 quella per poter cambiare legalmente il proprio genere. Le polemiche erano nate subito dall’interno della comunità scientifica, innescate da un articolo del quotidiano ‘Svenska Dagbladet’ dove il prof. Christopher Gilliberg, docente e psichiatra alla Gothenburg’s Sahlgrenska Academy, aveva dichiarato che il trattamento ormonale e chirurgico nei confronti dei minori con disforia di genere era un “grande esperimento” che rischiava di diventare uno dei peggiori scandali della medicina nazionale, mancando completamente di base scientifica e spesso anche di revisione etica.
Ma ad avere un ruolo determinante nell’opinione pubblica svedese è stato un programma di giornalismo investigativo della TV pubblica svedese, ‘Uppdrag granskning’, traducibile con ‘Missione: indagare’. Per continuare a leggere la prima parte del mio approfondimento sul tema, su Avvenire, clicca qui.
Due commenti alla sentenza britannica che pone un freno ai trattamenti con bloccanti della pubertà.
Le parole di Marina Terragni su Avvenire, e il commento di Eugenia Roccella su l’Occidentale.