novità da Hillary Clinton
Hillary Clinton: se continuiamo a parlare di trans perdiamo le elezioni. Intervista al Financial Times, commentata da RadFem.
Hillary Clinton: se continuiamo a parlare di trans perdiamo le elezioni. Intervista al Financial Times, commentata da RadFem.
Cosa ci dice il boom delle pillole “dei giorni dopo” e di quelle esplicitamente abortive – commento ai dati della relazione al parlamento sulla 194: l’aborto che cambia. Mio commento su Avvenire: per leggerlo clicca qui.
I dettagli sono spesso decisivi o comunque illuminanti, perché danno la giusta chiave di lettura dell’insieme di cui fanno parte. Esemplare la risoluzione del Parlamento Europeo «Minacce al diritto all’aborto nel mondo: possibile revoca del diritto all’aborto negli Stati Uniti d’America da parte della Corte Suprema». Tredici pagine per un quadro allarmato di quello che fin dal titolo viene definito come ‘diritto’: l’aborto.
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Il 15 settembre 1999, primo giorno di scuola a Perugia, Benedetta scopre di essere incinta di Francesco, e decide di abortire. Intorno a questa determinazione si sviluppa la storia dei due giovani, degli amici, dei compagni di classe, degli insegnanti e delle famiglie. Per continuare a leggere la mia recensione del romanzo “La Tigna” di Roberto Contu, clicca qui
La Russia si preparerebbe a strappare migliaia di bambini ucraini dalle loro famiglie, dopo averli portati via dai luoghi in cui sono nati, rendendoli eleggibili per l’adozione. Norme confuse, tempistiche accelerate, con un unico obiettivo: fare in modo che di ucraino ai piccoli non resti più nulla, a iniziare dal passaporto, per finire con la famiglia. Proprio a questo proposito, nei giorni scorsi Vladimir Putin ha firmato un decreto che certifica il rilascio della cittadinanza per i bambini rimasti orfani o senza cure parentali e che risiedono attualmente nei territori occupati dalle truppe di Mosca. (Per continuare a leggere l’articolo di Marta Ottaviani su avvenire, clicca qui)
Sembra impossibile riuscire a parlare di aborto senza polemizzare. C’è però un’evidente volontà di farlo a tutti i costi, anche quando non ve ne sarebbero i presupposti, come ad esempio avviene periodicamente per l’obiezione di coscienza a proposito di aborto, nonostante i dati delle istituzioni competenti come il Ministero della Salute: la sua relazione annuale sull’applicazione della legge 194 è fra le più complete al mondo, anche grazie alla sinergia con l’Istituto Superiore di Sanità (Iss), l’Istat e le Regioni. (Per continuare a leggere il mio commento su Avvenire, clicca qui)
dalla pagina fb di Marta Ottaviani, giornalista di Avvenire e autrice del libro “Brigate Russe”:
“Io credo che nessuno si sia davvero reso conto di quel che sarebbe rimasto dopo il crollo dell’Impero. Intanto è rimasto un uomo corrotto, l’homo sovieticus – prodotto del bolscevismo – che per prima cosa vuole che lo si rispetti. Ma mi domando: per che cosa va rispettato? Per la quantità di armi nucleari che controlla? Ci sono molte cose per cui si può rispettare un Paese moderno, le idee, la ricerca tecnologica, le sue conquiste scientifiche. Invece no, noi dobbiamo rispettare soltanto la potenza militare, cioè il pericolo rappresentato dall’homo sovieticus: perché così, ridotto ad una sola dimensione, si tratta di un uomo cresciuto nella cultura della violenza, e che solo con la violenza sa risolvere i suoi problemi”. Tutta da leggere la bellissima intervista a Svetlana Aleksievic, premio Nobel della Letteratura, per capire la guerra della Russia contro l’Ucraina.
La legge sul suicidio assistito in discussione in Parlamento deve attenersi rigorosamente ai limiti stabiliti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale, se vogliamo evitare che la morte su richiesta diventi una delle opzioni offerte dal Servizio sanitario nazionale a chiunque, come purtroppo sta avvenendo nei Paesi in cui eutanasia e suicidio assistito sono legali e sempre più malati, disabili e anziani vi ricorrono.
E se da un lato la proposta di legge attualmente in esame al Senato (e già approvata alla Camera) supera abbondantemente i confini stabiliti dalla Consulta, e richiede quindi una profonda revisione, dall’altro alcuni casi che stanno emergendo in Italia indicano la stessa tendenza ad ampliare l’accesso alla morte su richiesta, generalizzandola a chiunque non sia autosufficiente. Il riferimento è alla richiesta di accesso al suicidio assistito di Fabio Ridolfi, marchigiano, 46 anni, tetraplegico da 18, che ha deciso di rendere pubbliche identità e condizioni cliniche. Per continuare a leggere il mio editoriale su Avvenire, clicca qui.