Governo ancora contro la famiglia
Un ulteriore intervento “sottotraccia” da parte del governo, contro il matrimonio e quindi contro la famiglia, saltando il parlamento. Lancia l’allarme il Centro Studi Livatino.
Un ulteriore intervento “sottotraccia” da parte del governo, contro il matrimonio e quindi contro la famiglia, saltando il parlamento. Lancia l’allarme il Centro Studi Livatino.
Ecco la nota congiunta di Scienza & Vita e del Centro Studi Livatino sulla determina con cui Aifa rende gratuito il cosiddetto “farmaco gender”, cioè il farmaco usato per bloccare la pubertà ai ragazzini con disforia di genere.
Di seguito alcune testimonianze di amici di Formigoni.
La prima è di Raffaele Cattaneo.
Roberto Formigoni poco fa è stato condannato definitivamente dalla Corte di Cassazione a 5 anni e 10 mesi. Ora dovrà andare in carcere perché la legge “spazzacorrotti”, appena entrata in vigore, cancella ogni beneficio, compresi gli arresti domiciliari per chi ha più di 70 anni. Per continuare a leggere Raffaele Cattaneo clicca qui.
E poi Massimo Corsaro, già AN poi Fratelli d’Italia e oggi con Raffaele Fitto, è stato assessore nelle Giunte Formigoni. Non è mai stato ciellino. Così ricorda gli anni del governo regionale di Roberto Formigoni. Per continuare a leggere Massimo Corsaro clicca qui.
E ancora Eugenia Roccella, che ricorda il coraggio di Roberto Formigoni nella vicenda di Eluana Englaro. Forse adesso sta pagando anche per quello.
E il nostro amico Roberto Formigoni, scrive a tutti noi dal carcere.
Ieri sera su fb ho scritto un post su Formigoni. Lo ripropongo di seguito, insieme a due articoli significativi che lo riguardano.
Mi rendo conto adesso che oggi, 22 febbraio, è l’anniversario della morte di Don Giussani. Nel 2005 mai avremmo pensato che 14 anni dopo quel mondo sarebbe scomparso, spazzato via da una mutazione genetica imprevedibile, all’epoca. La condanna definitiva di Formigoni segna anche simbolicamente la fine di quel mondo. La pietra sulla tomba. Attendiamo la resurrezione.
Da La Nuova Bussola: La condanna di Formigoni è un avvertimento.
A dieci anni dalla morte di Eluana Englaro, per disidratazione a seguito di sentenza, e dopo che Giorgio Napolitano ha rifiutato di firmare il decreto che l’avrebbe salvata, parole di verità di Lucia Bellaspiga oggi, su Avvenire, che invito tutti a leggere.
E oggi una mia riflessione, ancora su Eluana: se fosse stata in vigore la legge attuale sulle DAT, il cosiddetto testamento biologico, non avremmo mai saputo niente di lei. Spiego il perchè su Avvenire, con un mio pezzo.
Infine, invito tutti martedì 12 febbraio, alle ore 17.30, a Roma, al Senato, all’incontro di presentazione del libro di Eugenia Roccella su Eluana: ricordo che all’epoca la Roccella era Sottosegretario alla Salute e Maurizio Sacconi era il suo Ministro, e sono stati fra i principali protagonisti di quella battaglia. quando le battaglie si facevano veramente. Qua tutte le indicazioni per l’incontro.
Qua non c’è la pace bioetica, ma l’indifferenza bioetica, e anche questa è una scelta politica: tutto continua ad andare avanti. A partire dall’eutanasia, dove i due relatori della legge non sono di opposizione ma di maggioranza, uno 5stelle e uno Lega, e chiedo chiarimenti sulle posizioni sue e del
suo partito, viste le sue dichiarazioni. E poi le trascrizioni dei nati dall’utero in affitto, e il caso Lambert: ne parlo nella mia intervista a Tempi.
Vi segnalo il nuovo numero della rivista del Centro Studi Livatino, con approfondimenti e documenti su questioni importanti: atti di nascita per maternità surrogata, affido condiviso, suicidio assistito. Hanno anche ospitato un mio saggio sulle manipolazioni della pubertà, nei casi di disforia di genere e di grande disabilità. Una bella rivista che, come tutto il lavoro del Centro Livatino, sa ben misurarsi con il dibattito pubblico, argomentando come si deve.
Commentando la notizia dell’aborto sempre possibile a New York, ho letto molte imprecisioni riguardo il paragone con la legge italiana, e vorrei chiarire.
Sinteticamente: in Italia l’aborto dopo i 90 giorni, è sempre vietato quando il nascituro ha “possibilità di vita autonoma”, cioè quando il feto ha raggiunto uno sviluppo per cui, una volta fuori dall’utero materno, potrebbe sopravvivere, ovviamente supportato adeguatamente dalle tecnologie.
Ad esempio: a 18 settimane di vita il feto, fatto nascere, non ha alcuna possibilità di sopravvivenza per via del basso grado di sviluppo di alcuni organi vitali, che hanno ancora bisogno del corpo della madre, e non c’è tecnologia che tenga. In questo caso si può abortire se c’è grave pericolo di vita o di salute della madre, compresa quella psichica. A 23 settimane, invece, c’è possibilità di vita autonoma, quindi non si può abortire. Se la donna corre grave pericolo di VITA – e non di salute – il bambino va fatto nascere cercando di salvare entrambi, madre e figlio. Cioè il medico non può provocare un aborto ma deve indurre un parto.
Tre precisazioni.
La prima. Si parla di “possibilità”, non di “probabilità”. C’è una bella differenza: la probabilità si riferisce alle statistiche disponibili di sopravvivenza, mentre la possibilità significa che non è escluso che possa sopravvivere. In parole povere: la “possibilità” significa che basta che in un caso sia già successo.
La seconda: secondo la legge, una volta nato, cioè uscito vivo dalla pancia della mamma, ogni bambino è cittadino italiano. Anche se fosse sopravvissuto a una procedura abortiva. Quindi c’è l’obbligo di soccorrerlo. Per questo gli aborti tardivi andrebbero fatti comunque in ospedali con terapia intensiva neonatale.
La terza: alcuni bambini sopravvivono all’aborto perché nel periodo intorno alle 21-22 settimane di gravidanza anche un giorno può fare la differenza, e l’accuratezza nella stima della data del concepimento naturale può ovviamente non essere così precisa.
Di seguito gli articoli della legge italiana che riguardano gli aborti dopo i 90 giorni (maiuscolo mio):
Articolo 6
L’interruzione volontaria della gravidanza, dopo i primi novanta giorni, può essere praticata:
a) QUANDO LA GRAVIDANZA O IL PARTO COMPORTINO UN GRAVE PERICOLO PER LA VITA DELLA DONNA; b) quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.
Articolo 7
I processi patologici che configurino i casi previsti dall’articolo precedente vengono accertati da un medico del servizio ostetrico-ginecologico dell’ente ospedaliero in cui deve praticarsi l’intervento, che ne certifica l’esistenza. Il medico può avvalersi della collaborazione di specialisti. Il medico è tenuto a fornire la documentazione sul caso e a comunicare la sua certificazione al direttore sanitario dell’ospedale per l’intervento da praticarsi immediatamente. Qualora l’interruzione della gravidanza si renda necessaria per imminente pericolo per la vita della donna, l’intervento può essere praticato anche senza lo svolgimento delle procedure previste dal comma precedente e al di fuori delle sedi di cui all’articolo 8. In questi casi, il medico è tenuto a darne comunicazione al medico provinciale. QUANDO SUSSISTE LA POSSIBILITA’ DI VITA AUTONOMA DEL FETO, L’INTERRUZIONE DELLA GRAVIDANZA PUO’ ESSERE PRATICATA SOLO NEL CASO DI CUI ALLA LETTERA A) DELL’ARTICOLO 6 E IL MEDICO CHE ESEGUE L’INTERVENTO DEVE ADOTTARE OGNI MISURA IDONEA A SALVAGUARDARE LA VITA DEL FETO.
Primo: l’obiezione di coscienza non è un problema. Inoltre: per la prima volta le confezioni vendute delle ‘pillole dei giorni dopo’ superano i nati. E poi: ennesima conferma del cambiamento della politica della regione Lombardia rispetto al passato. Ho spiegato questo e altro su Avvenire, una lettura approfondita della relazione al parlamento sulla applicazione della 194.