unioni civili, Cascioli ha ragione

unioni civili, Cascioli ha ragione


La Ministra Boschi – neo delegata alle pari opportunità e alle adozioni internazionali, pure lì adesso tocca sorbirsela - poteva risparmiarsi almeno la coccarda arcobaleno per l’occasione dell’ennesima fiducia con cui al paese viene imposta la legge De Giorgi- Scalfarotto altrimenti detta Renzi-Alfano, sul simil matrimonio omosessuale. Così come il boy scout Renzi poteva risparmiarsi “oggi è un giorno di festa”.

Ce lo ricorderemo bene nei prossimi mesi, in ottobre soprattutto, quando voteremo un bel NO al referendum sulle riforme costituzionali.

Ma lo teniamo presente anche adesso, alle amministrative. La prima occasione che abbiamo per iniziare a costruire un’alternativa a Renzi.

Domani un gruppo di parlamentari resistenti farà una conferenza stampa per presentare l’indizione di un referendum abrogativo di questa legge. Combatteremo tutti fino alla fine.

E adesso voglio discutere la proposta politica che abbiamo davanti per la prima battaglia: le amminstrative.

Ieri, per esempio, Alfio Marchini ha detto che, se sarà sindaco, non celebrerà le unioni gay. Non ha detto che non farà rispettare la legge, ovviamente, perché questo un sindaco non lo può fare, ma ha detto che lui quelle celebrazioni non le farà.

Ovviamente è stato attaccato dagli oppositori politici. Molto meno ovviamente, lo ha attaccato Mario Adinolfi, che invece avrebbe dovuto essere contento di questa sua decisione, visto che dice di guardare ai contenuti, in politica.

Invece no: Adinolfi ha fondato un partito, il Popolo della Famiglia (nel modo che sappiamo) e si è candidato sindaco a Roma, da solo, rinunciando a sostenere chiunque. La principale argomentazione per questa sua iniziativa personale è che tutti gli altri candidati sono a favore delle unioni civili, perciò lui non può sostenerli. Quindi l’uscita di Marchini lo ha spiazzato, e rischia di portargli via voti, e per questo lo attacca, accusandolo di dire tutto e il suo contrario, e di fare il candidato civico e allearsi al tempo stesso con altri partiti.

Ma Adinolfi fa peggio, perché lui fa come e peggio di Marchini, e per di più lo attacca: innanzitutto anche il PdF  si allea con altri partiti che non condividono la sua linea. Per esempio a Bolzano il PdF era alleato con il Nuovo Psi (con tanto di garofano rosso nel simbolo, a scanso di equivoci), nella lista Alleanza per Bolzano, e votavano lo stesso sindaco. Per la cronaca, la candidata PdF ha preso 104 voti, (lo 0.2% dei votanti), non è stata eletta in comune ma in una circoscrizione.   

E sulle unioni civili, Adinolfi condivideva la stessa linea del Pd, come ci ha ben spiegato oggi Riccardo Cascioli su La Nuova Bussolaera a favore delle unioni civili alla tedesca, e non mentre era iscritto al Pd, ma già quando aveva iniziato la sua nuova militanza cattolica. Lo ha scritto a chiare lettere nel suo “voglio la mamma”, quando ha iniziato i suoi incontri pubblici.

Solo che Adinolfi non ha mai detto chiaramente: pensavo così, poi ho capito di essermi sbagliato. E’ una cosa che fa spesso, e che ho fatto anche notare nel mio ultimo posta cui non ha risposto: se cambia idea fa finta di niente, come se non avesse mai detto il contrario.

Ma allora non può andare in giro a accusare altri – che non si sono come lui autoeletti rappresentanti unici dei cattolici, né tantomeno rappresentanti di chi è sceso in piazza nei tre family day passati – di essere a favore delle unioni gay, perché forse qualche volta, in passato, hanno rilasciato dichiarazioni fumose, o forse proprio non ne hanno parlato: Adinolfi stesso era consapevolmente a favore della linea Renzi, le unioni civili alla tedesca, tanto che lo ha scritto sul suo recentissimo best seller.

E nella sua intervista a Intelligonews, pur di non ammettere la verità, peggiora la sua situazione, con una toppa peggio del buco, e dice:

All'interno di quel contesto (quando ha scritto Voglio la mamma, ndr) non c'era ancora stata la valutazione di che cosa sarebbe stata la legge sulle unioni civili interpretata dalle corti in tutto il mondo. Non c'erano state le sentenze austriache e americane, non c'era stato tutto ciò che è derivato dalle leggi francesi e britanniche. Si poteva immaginare, nel 2013, che le unioni civili non parametrabili al matrimonio potessero essere una soluzione accettabile”.

Ecco (a parte il fatto che il libro è del 2014), questo lo pensava lui, ma non noi. Noi che avevamo già manifestato contro i DiCo quando lui stava con il Pd (che i DiCo li voleva), noi che già dal 2007 ci dicevamo contrari a ogni tipo di unioni civili, e a favore solo di diritti individuali, perché da sempre abbiamo detto che le unioni civili aprivano inevitabilmente al matrimonio omosessuale. E nel 2014 il matrimonio gay in Gran Bretagna c'era già, e già si sapeva, tra l’altro, perfettamente cosa erano le unioni civili alla tedesca. Quelle per cui Paola Concia, giustamente diceva “mi sono sposata in Germania”.  

Il problema di Adinolfi è quello di voler far credere che prima di lui ci fosse il deserto, fra i cattolici in Italia. E che poi, fortuna che c’è lui, l’unico che ha fatto le battaglie. Ma nel breve tempo in cui lui è stato in parlamento, non si è proprio fatto sentire su quello che c’era in ballo in quel momento, su questi temi. E se i due recenti family day hanno avuto successo, è stato anche per quanto accaduto in Italia i decenni precedenti, con la stagione ruiniana che, con il suo primo Family Day, è riuscito – allora si, che ce l’abbiamo fatta – a fermare i DiCo. Stagione in cui altri erano i protagonisti, mentre Adinolfi  stava da tutt’altra parte. Ma su questo torneremo.

Ma il problema, adesso, non è pro o contro Adinolfi, e tentare di ridurre tutto a questo è sbagliato. La questione è la proposta politica delle prossime amministrative. Io voglio costruire un’alternativa a Renzi, e per questo voglio vincere. Il PdF non può vincere. Un partito identitario cattolico, e per di più di scopo, può solo fare opera di mera testimonianza, ottenendo percentuali di voto irrilevanti, che nel migliore dei casi vanno perse, e nel peggiore tolgono la possibilità di vincere a qualcuno che potrebbe essere alternativo alla sinistra o ai 5 stelle.

Il precedente di Giuliano Ferrara con la lista sull’aborto docet, e voglio ricordare che fino alla fine lui stesso cercò di apparentarsi con la lista di Berlusconi, perché sapeva che solo così avrebbe avuto qualche possibilità di farcela. Se Ferrara ha corso da solo, è stato perché costretto, non per scelta personale.

Sul perché la ricostruzione di un centrodestra nuovo è la priorità adesso, e sul perché quindi se abitassi a Roma voterei Marchini, ho già detto.

Su Roma, dove Adinolfi ha voluto correre da solo, ripropongo quindi alcune domande a cui non mi è stata data risposta: qual è la strategia del PdF? se a Roma andranno al ballottaggio Raggi e Giachetti, che si fa? E se andassero al ballottaggio loro due perché il PdF ha sottratto una piccola ma essenziale percentuale a Marchini o a Meloni, che si fa? E anche se si ottenesse un consigliere (secondo me impossibile, perché ci vuole, a Roma, almeno il 4.5%), poi che peso avrà questo straordinario successo sul piano nazionale, quello che veramente conta?

Riguardo al partito cattolico: quale pensate sia il bacino di elettori oggi? Quello della Dc degli anni Cinquanta? Qualcuno dice “facciamo il movimento 5stelle cattolico”. Ma i grillini hanno intercettato e interpretato la protesta contro la casta, e sono cresciuti perché hanno trovato consenso su questo. Quale consenso pensate di raggiungere, con un partito espressamente cattolico?