interpellanza Cossiga sulla Ru486

interpellanza Cossiga sulla Ru486


ABORTO: INTERPELLANZA COSSIGA SULLA RU486

Roma, 30 lug. (Adnkronos) - Il presidente emerito Francesco Cossiga ha firmato una interpellanza al presidente del Consiglio dei ministri, al ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali sulla commercializzazione della Ru486 

"Vista la richiesta di immissione in commercio nel nostro paese del mifepristone (MIFEGYNE) , principio attivo della Ru486, la cosiddetta pillola abortiva, mediante procedura di mutuo riconoscimento; visto che la procedura abortiva per via farmacologica richiede almeno quindici giorni per essere completata", si legge nel testo del documento."Considerato che secondo la letteratura scientifica accreditata (v. ad es. Spitz et al. N Engl J Med 1998; 338, 1241-1247) si stima che il 5% delle donne abortisca fra il primo e il terzo giorno, che l'80% abortisce entro le 24 ore dopo la somministrazione del secondo farmaco, in terza giornata, che un successivo 12-15% abortisce nei quindici giorni successivi, e che un 5-8% dovra' sottoporsi comunque successivamente a revisione delle cavita' uterina per aborto incompleto o non avvenuto, e che comunque il metodo farmacologico intrinsecamente presuppone l'incertezza sul momento dell'espulsione", considerato che l'efficacia della procedura medica (92-95%) e' minore rispetto a quella dell'aborto chirurgico (>99%)".
"Tenuto conto quanto dichiarato nella relazione sulla Legge 22 maggio 1978, n.194, Norme per la tutela sociale della maternita' e sull'intrerruzione volontaria della gravidanza, testo pubblicato a cura della redazione internet del Ced della Corte Suprema di Cassazione Legge 22 maggio 1978 n. 194 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 140 del 22 maggio 1978) norme per la tutela sociale della maternita' e sull'interruzione volontaria della gravidanza, testo pubblicato a cura della redazione internet del CED della Corte Suprema di Cassazione Legge 22 maggio 1978 n. 194 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 140 del 22 maggio 1978) norme per la tutela sociale della maternita' e sull'interruzione volontaria della gravidanza presentata in Parlamento il giorno 28 luglio ultimo corrente".  

"E' evidente la discrepanza fra l'uso, segnalato, che si fa di prassi di questa procedura abortiva, e quello consigliato da due diversi pareri del Consiglio Superiore di Sanita'; in particolare, secondo il parere del 18.3.2004 'i rischi connessi all'interruzione farmacologica della gravidanza si possono considerare equivalenti alla interruzione chirurgica solo se l'interruzione di gravidanza avviene in ambito ospedaliero'. Tra le motivazioni addotte c'e' 'la non prevedibilita' del momento in cui avviene l'aborto', e 'il rispetto della legislazione vigente che prevede che l'aborto avvenga in ambito ospedaliero'"."Secondo il successivo parere del 20.12.2005 'l'associazione di mifepristone e misoprostolo deve essere somministrata in ospedale pubblico o in altra struttura prevista dalla predetta legge e la donna deve essere ivi trattenuta fino ad aborto avvenuto'. Considerato l'uso di antidolorifici nel corso della procedura medica, per la dolorosita' del metodo; considerato che secondo la recentissima letteratura scientifica ( M. Fjerstad et al. New England J. of Med. 2009, 391, 145-151 ) viene ritenuta necessaria anche una terapia antibiotica per diminuire il rischio di gravi infezioni; tenendo conto che secondo la letteratura del settore (P. Slade et al., Br. J.Obstetr. Gynaecol. , 1998, 105, 1288-95 ) , piu' della meta' delle donne dichiara di aver riconosciuto l'embrione abortito durante la fase di espulsione".
"Considerando che e' la donna stessa a gestire la procedura abortiva, che nelle due settimane di durata media presentera' perdite di sangue che lei stessa deve stabilire essere 'normali' o 'emorragiche', per un'eventuale ricorso di urgenza in ospedale; tenuto conto dei numerosi effetti collaterali che richiedono un follow up preciso e costante dell'intera procedura, soprattutto riguardo al controllo dell'effettiva espulsione dell'embrione dall'utero e del completamento dell'aborto; considerato che secondo la letteratura scientifica del settore ( MF Greene, New Engl. J. Med. 2005, 353, 2317-8 ), la mortalita' per aborto chimico e' dieci volte superiore a quella di aborto chirurgico".  

 "Considerato che ancora e' sconosciuto il motivo dell'elevata frequenza di gravi infezioni, soprattutto di quella mortali dovute a Clostridium Sordellii; tenuto conto delle ultime notizie dalla stampa, che riferiscono di un dossier riservato della casa farmaceutica Exelgyn, con la segnalazione di 29 morti a seguito di somministrazione della Ru486, morti delle quali l'opinione pubblica non era a conoscenza"."Considerata l'esistenza di un carteggio in corso fra gli esperti del ministero e e dell'Aifa, circa questioni inerenti alle problematiche suddette", Cossiga si chiede "se si ritiene che il metodo abortivo farmacologico in argomento sia intrinsecamente compatibile con la legge 194", "come si pensa di garantire la sicurezza delle donne se, come indicato da quanto riportato nella relazione al parlamento, la prassi diffusa e' quella del ricovero in day hospital, contrariamente a quanto indicato dai pareri CSS, prassi da cui consegue che non ci sarebbe parita' di rischio fra metodo chirurgico e farmacologico".
"Se, visto quanto sopra detto, il metodo abortivo farmacologico rientra nella legge 194, rispetto all'art.15, che parla di 'uso delle tecniche piu' moderne, piu' rispettose dell'integrita' fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza'; "quali siano i costi di un aborto medico, effettuato in regime di ricovero ospedaliero per tre giorni almeno, e comunque sino ad espulsione avvenuta, rispetto a quelli di un aborto chirurgico", "se non ritenga necessario fare chiarezza sulle notizie relative alle morti, rendendo pubblici il dossier della Exelgyn e il carteggio fra il Ministero e l'Aifa".