Ddl Lega su affido condiviso: qualche domanda

Ddl Lega su affido condiviso: qualche domanda

Rispondendo ad alcuni giornalisti in merito al ddl della Lega sull’affido condiviso, il Ministro Fontana ha risposto: “escludo che si possa parificare tutto”, facendo capire che il testo sarà rivisto.

Sono grata al Ministro per questa sua schietta dichiarazione: si sarebbe potuto limitare a dire che i contenuti del ddl sono nel contratto di governo, sostenendo quindi il testo ora in parlamento. Invece ha risposto direttamente quel che pensava, anche se si tratta di una proposta del suo stesso partito, senza fare difese a prescindere. Ancora una volta si è dimostrato coraggioso.

Gli sono grata perché qualche giorno fa ho fatto su fb una domanda – cosa pensate del ddl della Lega sull’affido condiviso? –  a lui e al Comitato Difendiamo i Nostri Figli, che invece non si è ancora pronunciato, anche se qua e là in rete diversi componenti hanno manifestato apertamente il loro sostegno al testo.

E’ importante sapere cosa ne pensa il Comitato che, appunto, si chiama “difendiamo i nostri figli”, e ovviamente anche quelli delle coppie separate.

La legge proposta (fra l’altro da un partito che il Comitato sostiene apertamente) ha un impianto che contraddice tutte le battaglie fatte in occasione dei due Family Day.

Ne spiego un solo aspetto, sufficiente a far capire l’impronta del testo.

Il ddl leghista si basa sulla “bigenitorialità perfetta”, che si traduce innanzitutto nel fatto che i bambini devono passare lo stesso tempo con papà e mamma.

Il che significa che i figli dei separati vivranno in due case, per pari tempo, e quindi che  saranno obbligati a vivere per pari tempo anche con i/le fidanzati/e dei propri genitori (che potrebbero essere anche persone del loro stesso sesso, e volutamente non pongo adesso la domanda su cosa fare se i genitori vivono in città diverse). E questo va considerato insieme all’art.17, che prevede, come spiega bene Paolo Carpi (Presidente Associazione Italiana di Psicologia Giuridica) che “il giudice può passare direttamente all’ordine di protezione del minore e allontanamento del genitore che ostacola la relazione del figlio con l’altro genitore, anche applicando gli articoli citati <quando, pur in assenza di evidenti condotte di uno dei genitori, il figlio minore manifesti comunque rifiuto, alienazione o estraniazione con riguardo a uno di essi>”.

Il che significa, in sintesi, che se papà ha lasciato mamma, e se il figlio non accetta la nuova fidanzata di papà, e lo manifesta rifiutando di andare nella nuova casa del padre (conosco diverse situazioni di questo tipo), il giudice può allontanarlo dalla mamma, anche se non c’è alcuna responsabilità da parte della madre. Chiaramente vale il discorso speculare: se mamma ha lasciato papà e il figlio si rifiuta di incontrare il nuovo fidanzato di mamma, etc.

La conclusione è chiara: per far andare il bambino in entrambe le case, in tempi paritetici, senza che il giudice intervenga, bisognerà spiegargli che va bene così, che capita a tanti bambini che papà e mamma abbiano nuovi fidanzati, che la famiglia cresce, si allarga, e che tutti si vogliono un gran bene.

E’ questo il messaggio: la famiglia allargata e ricomposta va bene, due case vuol dire due famiglie, quel che conta è l’amore. Love is love (il famoso slogan di Obama, pro nozze gay).

E questa sarebbe la proposta educativa del contratto di governo? Questo significa tutelare i bambini?

Omaggio al Ministro Fontana che ne ha preso le distanze!

D’altra parte, se l’ipotesi è che i genitori sono intercambiabili a qualsiasi età, tanto che i figli debbono passare pari tempo con tutti e due, il risultato non può che essere genitore1 e genitore2 in salsa eterosessuale.

Cosa ne pensa il CDNF, a riguardo?

Martedì prossimo al Senato sarà presentato l’intergruppo parlamentare per la Famiglia, ed è il Comitato stesso ad annunciarlo: che posizione prenderanno i parlamentari dell’intergruppo sul ddl leghista sull’affido condiviso? Come voteranno in commissione? E in Aula? E’ importante saperlo, perchè questa legge è quanto di più contrario a tutto quello per cui abbiamo combattuto. Una visione profondamente anticattolica.

Si potrebbe obiettare che questa è la realtà: la stragrande maggioranza dei divorzi avviene perché uno dei due genitori inizia una nuova relazione. Che fare?

Anziché adeguarsi allo “spirito dei tempi”, si possono proporre visioni differenti, coerenti, per quanto la situazione lo permetta, con quelle che da anni sosteniamo.

Sicuramente non si può per vendetta vietare ai figli di vedere il genitore che se ne è andato, ma bisognerà pur cominciare a dire che chi lascia coniuge e figli per un’altra persona, che magari ha anche altri figli, è un irresponsabile.

Eliminando l’assurdità dei tempi paritari, si potrebbe proporre per esempio che ciascun genitore separato potrà frequentare il proprio figlio – chiaramente a seconda dell’età e della presenza di eventuali fratellastri – nelle modalità previste dall’accordo della separazione, fermo restando che per un congruo periodo di tempo dalla separazione, ad esempio alcuni anni, non può farlo insieme al nuovo partner.

In altre parole: padre e madre sono entrambi presenti nella vita del loro figlio, nei termini decisi per la separazione, escludendo per un congruo periodo di tempo i nuovi compagni dal rapporto con i propri figli, perché è questo il rapporto che va privilegiato. Natale con mamma e Capodanno con papà, insomma, ma, per qualche anno, senza i rispettivi “fidanzati” che, a prescindere dal sesso, restano figure irrilevanti per la crescita del figlio.

In questo modo si verificherebbe un minimo anche la stabilità della nuova unione, evitando che gli amorazzi più volatili, quelli scoppiati nel mezzo del cammin di nostra vita, quelli che “si, adesso sto con lei/lui, ma il matrimonio era finito da un pezzo” (i vincitori del premio Pinocchio, insomma, che non ammettono mai le proprie responsabilità), entrino inutilmente a loro volta a far parte della vita dei bambini che subiscono tutto questo.

Una domanda finale: perché invece non abolire la legge sul divorzio breve, che favorisce divorzi e matrimoni a catena?