Vaccini e adolescenti _UNO

Vaccini e adolescenti _UNO

Riguardo il documento “Vaccini e adolescenti” approvato dal Comitato Nazionale per la Bioetica, spiego qui di seguito le ragioni alla base del mio voto. Le ho scritte in una lettera a La Nuova Bussola Quotidiana, che ha criticato il parere, prima, e mi ha risposto, poi.

Caro direttore,
Il bene e il male esistono. Un Comitato per la Bioetica fa il suo mestiere quando ragiona su cosa è bene e cosa è male di fronte ad alcuni dilemmi che si pongono, solitamente di fronte a nuovi sviluppi scientifici che riguardano la medicina o comunque che hanno un impatto importante sulla vita e sulla salute delle persone.

Il parere del Comitato per la Bioetica “Vaccini e adolescenti” parla anche – non solo – dei criteri con cui potrebbe decidere un giudice in un contenzioso fra genitori, medici e minori che non sono in accordo fra loro su un trattamento sanitario per il minore stesso, e si rivolgono a un tribunale per stabilire cosa fare.

La questione in gioco è il criterio di giudizio che vogliamo indicare ai giudici quando il conflitto arriva a loro, tenendo conto che la persona minore di età non può dare un consenso valido dal punto di vista legale, e che nel parere non si parla di cambiare il limite di età della legge in vigore (18 anni).

Ad avviso dell’intero Comitato, me compresa, il criterio è stabilire quale sia il bene del minore.

Se questo bene coincidesse sempre e comunque con la volontà dei genitori, allora dovremmo ricordare che quelli di Eluana Englaro (che era maggiorenne ma incapace di dare il suo consenso) e quelli di Charlie Gard hanno chiesto cose diverse per i loro figli. La prima sentenza in Europa per sospendere alimentazione e idratazione artificiale è stata per Tony Bland, che aveva 17 anni quando l’incidente allo stadio lo ha fatto cadere in stato vegetativo, e i suoi genitori erano d’accordo con i medici nel chiedere l’interruzione dei trattamenti vitali, così come lo hanno chiesto (e ottenuto) i genitori di Nancy Cruznan, mentre per Terry Schiavo e Cristina Magrini (tutte maggiorenni come Eluana ma non in grado di dare il consenso) erano contrari.

Ricordiamo che il protocollo di Groeningen per l’eutanasia dei neonati è stato applicato sempre con il consenso dei genitori, e spesso su loro richiesta. Ricordiamo anche che i Testimoni di Geova vedono i loro figli ricevere trasfusioni di sangue che salvano la vita perché le autorizza un giudice, contro la loro volontà. E per esperienza so che quando viene una ragazza minorenne nei Centri di Aiuto alla Vita, spesso è perché lei vuole portare avanti la gravidanza contrariamente ai genitori.

Tutti questi esempi per ricordare quello che ho già avuto modo di scrivere in modo più approfondito nel mio libro su Charlie Gard del 2017: le scelte possibili non sono tutte uguali, e il problema non è CHI decide, ma COSA si decide. E noi dobbiamo capire COSA è bene, per poterlo indicare e fare la scelta giusta.

I figli non sono proprietà dei genitori né dello stato, né di nessun altro. Sono persone di cui i genitori si prendono cura e dei quali hanno responsabilità, legalmente fino a 18 anni. Quando accadono contrasti in cui si decide al posto loro va stabilito con quale criterio decidere, dentro e fuori i tribunali, perché non si può cambiare a seconda di quel che ci piace.

Ritengo che il primo criterio sia ascoltarli sempre, il che non significa certo assecondarli sempre, ma capire e voler veramente capire quali sono le loro esigenze e bisogni e paure e necessità. Il secondo criterio è stabilire COSA è bene e COSA è male, perché il bene e il male esistono. Ritengo che la bussola per orientarsi sia quella del favor vitae, sempre. Ritengo che il compito dei bioeticisti, ma in particolare di noi cattolici, sia far crescere la consapevolezza che il favor vitae è fondamentale per noi e per tutti, per il singolo e per la collettività, sempre e comunque. Ma c’è una deriva in corso che sta portando il discorso su CHI decide, quindi sull’autodeterminazione e sulla responsabilità genitoriale, anziché su COSA si decide, e quindi il favor vitae o no.

Faccio un esempio attuale: Marco Cappato sta facendo la sua campagna per il referendum sull’eutanasia, ed è tutta su CHI decide, e in particolare sul fatto che ognuno può decidere su se stesso, senza considerare le relazioni intorno a sé. Il ragionamento che lui porta avanti nel chiedere le firme che aprono all’eutanasia è che io decido su me stesso e gli altri non contano, non contano le conseguenze sulla società e la sofferenza che io posso produrre negli altri. Non contano le relazioni. Sono le ragioni dell’individualismo contro quelle del personalismo: noi combattiamo le prime e sosteniamo le seconde. Per questo io uso come bussola il COSA si decide, e quindi il favor vitae, sempre, e l’ho fatto anche per questo parere.

Qui il link con anche la risposta alla mia lettera.