31 Dicembre situazione internazionale
L’anno che se ne va ci lascia una situazione internazionale a dir poco critica, e non so quanto ce ne rendiamo conto. Io almeno – parlo per me – solo in questi giorni ho aperto gli occhi su alcune questioni.
Prima questione.
Abbiamo visto anche in questi giorni gli sbarchi abbondanti di migranti nelle nostre coste, i salvataggi in mare da parte delle autorità italiane. Si potrebbe pensare che si tratta di un’emergenza che non ha niente di nuovo, ma non è così. Il 28 dicembre scorso il Corriere ha dato i numeri dei migranti approdati sulle nostre coste, dal 2002 a oggi. Il grafico è molto efficace, vi riporto di seguito i numeri, leggeteli bene: 2002: 23719
2003: 14.331
2004: 13.635
2005: 22.939
2006: 22.016
2007: 20455
2008: 36.951
2009: 9.573
2010: 4.406
2011: 62.692
2012: 13.267
2013: 42.925
e infine, leggete qua: 2014: 169.215, di cui 120.150 approdati in Sicilia, e 141.395 partiti dalla Libia. La sciagurata guerra di Libia sta dando i suoi frutti.
I profughi sbarcati in Italia quindi sono aumentati di un ordine di grandezza nell’ultimo anno, e ancora non si sente il peso dei fuggiaschi dalla Siria (ne risultano solo 61 per il 2014). Sono stati necessari molti mesi per convincere l’Europa che quello dei migranti via mare non può essere solo un problema italiano. Ma adesso bisogna convincere tutti che il problema può essere risolto solamente regolando i flussi migratori, per esempio aprendo centri di accoglienza in Nordafrica. Altrimenti diverrà insostenibile.
Seconda questione. La crisi e l’Europa.
Sul Sole 24 Ore due articoli molto significativi, che vi segnalo. Il primo è di Adriana Cerretelli, una giornalista molto brava e informata che ha sempre qualcosa di interessante da dire in campo economico, e, soprattutto, sa dirlo in modo chiaro e comprensibile anche ai non addetti ai lavori. Vi consiglio caldamente di leggerlo, è titolato “Nessuno tiri dritto più da solo”, che rende bene l’idea su quale sia il bivio di fronte al quale ci troviamo, in un contesto europeo nel quale anche la Germania, se continua così, rischia di trovarsi vittima di se stessa.
Il secondo articolo è sempre sul Sole24ore, molto preoccupante, direi.
Avremmo potuto avere il marchio “made in Italy” per i nostri prodotti di eccellenza, che, nonostante tutto, continuiamo a inventare, fabbricare, e persino a esportare, ma neppure durante la nostra presidenza del semestre europeo siamo riusciti ad ottenerlo (in ambito europeo) principalmente per l’opposizione della Germania. Mi ha colpito, perché è una faccenda assai grave, molto significativa e indicativa della crisi generale che il nostro paese sta attraversando, una crisi innanzitutto identitaria. Ma questa faccenda del marchio mancato mi pare rimasta nell’ambito degli addetti ai lavori.
Non possiamo illuderci che, una volta finita la crisi economica, si tornerà a com'era prima. Ci siamo lasciati alle spalle un mondo oramai finito, che non tornerà più, e non solo per effetto della crisi – che comunque sta trasformando il nostro paese. Intorno a noi gli assetti europei e mondiali stanno cambiando radicalmente e non abbiamo parlato neppure del Califfato che è arrivato quasi di sorpresa, quest’anno, e che rappresenta una novità assoluta. Ci aspetta un’epoca nuova, differente da quella che abbiamo vissuto per decenni. E’ bene metterselo in testa, intanto che andiamo a cominciare il nuovo anno.