provocazioni, Englaro da Fazio, Rachida
I musulmani hanno chiesto scusa per aver pregato davanti al Duomo di Milano qualche giorno fa. La loro foto faceva veramente impressione .
Anche questa di Bologna, comunque, non era da meno.
Provocazioni pesanti di cui hanno fatto bene a scusarsi, e che speriamo di non vedere più. Facile immaginare cosa sarebbe successo se la provocazione fosse stata al contrario.
Basta ricordare come iniziò la seconda intifada, la violentissima rivolta palestinese con decine e decine di attentati suicidi sugli autobus, nei locali pubblici, con tutto l’orrore quotidiano dei kamikaze: la scintilla scoppiò quando Ariel Sharon, premier israeliano, il 28 settembre del 2000 fece una passeggiata sulla spianata delle Moschee, uno slargo su cui si affacciano la Moschea di Al Aqsa, e quella di Omar, nota anche come “Duomo della Roccia”. I palestinesi la considerarono una provocazione insopportabile, e prese il via l’ondata di attentati terroristici.
Mega spottone per il libro di Beppino Englaro, il padre di Eluana, ieri sera (sabato) da Fabio Fazio, sul canale pubblico di Rai Tre: venti minuti di pubblicità al libro di Beppino Englaro – in cui si racconta la vicenda giudiziaria di Eluana - senza alcun contraddittorio, senza una voce diversa, nei giorni in cui la clinica Città di Udine decide se ricoverare o no Eluana per sospenderle alimentazione ed idratazione.
Beppino Englaro più volte ha chiesto silenzio stampa: l’ultima, poco prima di Natale, è stata una richiesta di “moratoria, soprattutto ai politici di qualsiasi schieramento, ma anche alla stampa”. Evidentemente il silenzio vale per tutti tranne che per lui. Chiaramente Beppino Englaro è liberissimo di partecipare a trasmissioni televisive, incontri pubblici, rilasciare dichiarazioni etc. Ma allora non chieda al resto del mondo di tacere.
Fulvio De Nigris a proposito aveva scritto una bella lettera aperta a quella faccia tosta di Fabio Fazio. A quanto pare, inutilmente.
Rachida Dati: tutti ce l’hanno col ministro francese della giustizia che è andata al consiglio dei ministri a cinque giorni dal parto cesareo, con tacchi a spillo e tailleur nero. Madre drogata di potere, l’hanno chiamata. Ma per cortesia, cerchiamo di vedere le cose come stanno!
Innanzitutto, a cinque giorni dal parto Rachida Dati non è andata a fare i lavori forzati, ma ha partecipato a una riunione, standosene seduta a un tavolo mentre qualcun altro guardava sua figlia. E non credo che nel frattempo fosse preoccupata di cercare qualcuno che le facesse la spesa, o di stirare il solito mucchio di panni in arretrato.
Io ricordo che a cinque giorni dal parto della mia terza figlia – con altri due bambini rispettivamente di quattro anni e di venti mesi che non stavano certo fermi a leggere il giornale – ero tornata a casa, pulivo, lavavo, cucinavo, allattavo. Come tante mie amiche.
Altro che superdonna malata di potere: Rachida è andata in riunione a riposarsi!
E certo che portava un tailleur! Al consiglio dei ministri non ci si va in tuta (come stavo io appena partorito), e con i tacchi a spillo avrà fatto si e no dieci passi: il tempo di scendere dalla macchina (con l’autista) e andare a mettersi seduta.
E poi tutto il mondo sa che lei rischia la poltrona. Se si assenta, ne approfittano e la fanno fuori dal governo. Da questo punto di vista, è una sfigata, che non se ne può stare a farsi i fatti suoi neanche a cinque giorni dal parto.
E comunque a me Rachida Dati sta simpatica: era poverissima, di origine marocchina, prima di undici fratelli, ha lavorato per aiutare a casa, la sua carriera brillante se l’è sudata tutta quanta, e adesso la criticano perché spende per vestire.
E che doveva fare, vestire in stile dimesso, che so, prendere solo magliettine al mercato, per ricordare a tutti quanto era povera prima? Ma sarà per caso l’unica a comprare vestiti costosi, di tutto il governo francese? Perché nessuno va a ficcanasare nell’armadio degli altri ministri? Scommettiamo che se fosse stato un uomo tutte queste critiche non sarebbero mai arrivate?
Ma mi faccia il piacere!