toni dittatoriali
ELUANA: ROCCELLA, QUELLO DI GRECHI E' UN TONO DITTATORIALE |
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ELUANA: ROCCELLA, QUELLO DI GRECHI E' UN TONO DITTATORIALE |
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ELUANA: GRECHI, POTERI NON INTERFERISCANO TRA LORO |
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ELUANA: GASPARRI, EVERSIVE DICHIARAZIONI PRESIDENTE GRECHI |
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ELUANA: GASPARRI, SPERO GRECHI VENGA PUNITO |
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...c'è un Governatore in Lombardia!
ELUANA: FORMIGONI, PER ORA NON OTTEMPERIAMO SENTENZA TAR
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Oggi i sostenitori della morte di Eluana per fame e per sete sono riusciti rispettivamente a:
1. Mettere in difficoltà il Pd in due regioni – Emilia Romagna (molto divertenti le considerazioni dall’Officina delle Idee) e Piemonte
2. In particolare spaccare il Pd piemontese
3. Far pronunciare alcuni del Pd – piemontesi – riguardo alla legge sul “fine vita”, per la “necessità di assicurare l’alimentazione e l’idratazione, almeno fino a che la loro assimilazione avvenga senza difficoltà”, cioè contro la proposta di Ignazio Marino. Hanno quindi dimostrato (come è ovvio che sia) che il Pd su questi temi non è così compatto come Marino vorrebbe far credere.
4. Impedire al Pd nazionale, riunito a porte chiuse, di votare al proprio interno una proposta, per non contarsi.
5. Sempre all’interno del Pd, sono riusciti a trovare la seguente mediazione (dall’agenzia Adnkronos delle 19.26): “La mediazione tra laici e cattolici del Pd e' stata trovata sul garantire a tutti idratazione e alimentazione artificiale (che sono "atti medici" e non terapie) ad esclusione di chi abbia specificato di non volerli nel caso in cui si trovasse nella condizione di Eluana”. Cioè la morte per fame e sete è proibita tranne per chi la vuole. Ma che significa? Che c’era pure qualcuno a favore della sospensione di idratazione e alimentazione anche per chi non lo chiede??? E che mediazione è?
Intanto la storia sembra ripetersi in Puglia, e segue il solito schema: un gruppetto assolutamente minoritario pensa che far morire Eluana nella propria regione sia un atto di civiltà, vanto per la propria terra e soprattutto senza costi sul piano politico, o dell’opinione pubblica.
Tale gruppetto invita Eluana in regione, paralizzando per l’imbarazzo la maggioranza che governa, qualsiasi essa sia. Allora i proponenti gridano allo scandalo, all’arretratezza dell’Italia in tema dei cosiddetti “nuovi diritti”, contro il Vaticano (che ci sta sempre bene), e continuano a non chiedersi perchè ci sono tanti problemi, e perché non viene così naturale far morire qualcuno di fame e di sete. In altre parole, continuano a fare lo stesso errore di quelli che hanno perso il referendum sulla legge 40: inveiscono contro il nemico che li ha sconfitti, ma non si chiedono mai il perché.
N.B.: particolarmente surreale – ma comprensibile - l’intervento della curatrice Franca Alessi, che dopo tanti annunci a vuoto si è stufata.
A.A.A. Cercasi clinica. Astenersi perditempo
ELUANA: CURATRICE, SI' A DISPONIBILITA' MA NO PERDITA TEMPO |
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(ER) ENGLARO. IN PROVINCIA IL PD RIESCE A EVITARE LA DISCUSSIONE |
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CASO ENGLARO: PD PIEMONTE, SERVE PAUSA, NO INUTILE GUERRA DI RELIGIONE = |
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Giornata di ordinaria follia, oggi. La notizia è sparata in tarda mattinata: il Ministro Maurizio Sacconi è indagato per violenza privata aggravata. Il reato sarebbe nella presunta intimidazione nei confronti della Casa di Cura Città di Udine, che – dopo l’atto di indirizzo emanato dal Ministro ed alcune sue dichiarazioni – ha ritirato la disponibilità ad accogliere Eluana per farla morire di fame e di sete.
La denuncia è stata presentata da alcuni dirigenti radicali: Antonella Casu, di Radicali Italiani, Marco Cappato, della Luca Coscioni, e pure Sergio D'Elia, dell'Associazione "Nessuno tocchi Caino", che d'ora in poi potremmo pure chiamare "però tutti addosso a Sacconi".
Ieri il rifiuto della Casa di Cura. Oggi, con un tempismo esemplare (considerando che è pure sabato) si è saputo che la Procura di Roma, ricevuta la denuncia, ha deciso di non archiviare il caso (avrebbero potuto farlo) e di iscrivere il Ministro Sacconi nel registro degli indagati. Evidentemente in Procura hanno il dubbio che Sacconi possa avere effettivamente usato violenza privata aggravata (ripeto: violenza privata aggravata).
Siamo al puro delirio.
Un Ministro emana un atto di indirizzo per ricordare che, secondo una Convenzione internazionale che l’Italia sta ratificando, non è lecito sottrarre alimentazione ed idratazione ad un disabile, e che succede? Viene denunciato per violenza privata aggravata, e c’è pure qualcuno che prende sul serio la denuncia.
Nel frattempo, invece, Franca Alessio, la cosiddetta “curatrice speciale” di Eluana – quella che dovrebbe fare da contraddittorio a Beppino Englaro, ma piuttosto ne fa l’eco – dichiara che, se non si trova un altro posto dove far morire Eluana, allora bisognerà obbligare qualcuno a sospenderle nutrimento e idratazione, magari nella stessa clinica dove è adesso.
Chissà, magari diranno che devono essere proprio le suore a fare morire Eluana di fame e di sete.
E’ ovvio che una pretesa del genere non ha alcun fondamento. La sentenza autorizza a sospendere nutrizione e idratazione ad Eluana, non obbliga nessuno a farlo. E d’altra parte: ve li immaginate, i carabinieri che costringono le suore a staccare il sondino? Roba da matti.
Decine e decine le dichiarazioni di solidarietà al Ministro Maurizio Sacconi, soprattutto da esponenti del PdL. Con Beppino Englaro, i radicali e il solito Ignazio Marino. Dal Pd – a parte Paola Binetti, solidale con Sacconi, e Maria Pia Garavaglia – un silenzio totale. Colmo di imbarazzo. (A quelli del Pd evidentemente non è bastata né la sconfitta al referendum sulla legge 40, e neanche la figuraccia con i DICO e il Family Day. Quando capiranno che con i radicali dentro il partito hanno tutto da perdere e niente da guadagnare?)
“Se non si dovessero trovare altre soluzioni ritorneremo a chiedere con forza che l' attuazione della decisione di interrompere l'alimentazione e l' idratazione artificiale a Eluana Englaro, avvenga in Lombardia, non escludendo neppure la stessa clinica Beato Luigi Talamoni, dove ora la donna è ricoverata”. Lo ha detto la curatrice speciale di Eluana, l'avvocato Franca Alessio, ribadendo che se tutte le altre strade saranno chiuse, resterà da percorrere solo quella dell'esecuzione forzata del dispositivo della Corte d' Appello di Milano. “In questo caso ci pare ovvio che sosterremo che a mettere in atto la decisione dovrà essere la Regione Lombardia, perchè Eluana è a carico di questo servizio sanitario regionale - ha detto Alessio - Certo noi non vogliamo arrivare al punto da dover obbligare nessuno, ma mi sembra che ormai si sia usciti completamente fuori dai binari del diritto e della ragionevolezza”
Eluana, 38 anni a novembre, in stato vegetativo da 17 anni, dopo un incidente stradale, il 18 gennaio del 1992, e' ricoverata alla clinica Beato Luigi Talamoni da 14 anni, assistita dalle suore misericordine. L'ipotesi che l'interruzione della alimentazione artificiale potesse avvenire nella struttura lecchese era stata esclusa subito, proprio per la natura religiosa della clinica. L'avvocato Franca Alessio ha comunque ribadito che la speranza è quella di non dover arrivare a soluzioni così estreme come chiedere l'esecutività forzata del dispositivo. “Abbiamo saputo che altre regioni, come l'Emilia Romagna, in qualche modo avrebbero manifestato la loro disponibilità - ha aggiunto - e noi siamo pronti a valutare tutte le opportunità, sperando però di non dover stare in ballo tanto tempo come è successo con Udine”. La curatrice ha escluso che venga presa in considerazione l'ipotesi di rivolgersi all'estero. “Sarebbe una fuga - ha detto - e anche una vergogna che un cittadino italiano debba rivolgersi all'estero per fare applicare una sentenza dello stato italiano”.
16.1.2009
COMUNICATO FINALE CASA DI CURA CITTA’ DI UDINE
Siamo costretti a ritirare la disponibilità ad ospitare la signora Eluana Englaro e l’equipe di volontari esterni per l’attuazione del decreto emesso dalla Corte d’Appello di Milano il 9 luglio 2008 e ratificato dalla Corte di Cassazione a sezioni riunite lo scorso novembre per il “groviglio” di norme amministrative e la possibile sovrapposizione di competenze esistenti tra Stato e Regioni.
Gli approfondimenti condotti portano a ritenere probabile che, nel caso si desse attuazione all’ospitalità della signora Englaro per il protocollo previsto, il Ministro potrebbe assumere provvedimenti che - per quanto di validità temporanea proprio in virtù delle specifiche pertinenze delle Istituzioni - metterebbero a repentaglio l’operatività della struttura, e quindi il posto di lavoro di più di 300 persone, oltre che di quelli delle società controllate, ed i servizi complessivamente erogati alla comunità.
Di fronte ad una tale, concreta prospettiva la Casa di Cura ha dunque dovuto rinunciare a portare avanti un’azione concepita con l’unico scopo di dare al signor Beppino Englaro il supporto logistico per esaudire la volontà della figlia.
Al termine di questa penosa vicenda, va sicuramente rivolto un sentito ringraziamento alle tante persone che, in vari modi, hanno manifestato concreta solidarietà ed appoggio ad una decisione coraggiosa che è stata portata avanti fin quando è stato possibile.