Obama, e altro ancora

Obama, e altro ancora


E adesso tocca pure tenerci Obama per altri quattro anni.

Non è una gran notizia. Romney non ci entusiasmava, ma era meglio. I commenti, da destra e sinistra, sono abbastanza concordi: ha vinto l’America dei latinos, soprattutto, e degli afro-americani di altre ex-minoranze, e poi delle donne specie se single, contro quella dei maschi WASP (White, Anglo-Saxon, Protestant) e delle famiglie con figli. Un blocco sociale e una rivoluzione etnica e demografica – portata dall’immigrazione - che insieme hanno cambiato il volto dell’America, facendola assomigliare un po’ più all’Europa, come aspettative (meno sogno americano, più Europa, meno iniziativa personale e più assistenza da parte dello stato).

Questo, in sintesi, il giudizio che potete leggere innanzitutto qui su Repubblica, e poi leggere per esempio qua e anche qua

E intanto il mondo cambia, e alla svelta: con una coincidenza di date che non può essere una pura coincidenza – e scusate il gioco di parole – in un paio di giorni abbiamo visto che in Francia il governo Hollande ha varato una legge per il matrimonio omosessuale (ne discuterà il parlamento francese a gennaio, ma potrebbe avere facilmente la maggioranza); che la Corte Costituzionale spagnola ha confermato la legittimità dei matrimoni omosessuali, legge fatta da Zapatero e contestata alla Corte Costituzionale dall’attuale premier Rajoy, e pure che in tre stati americani - Maryland, Maine e Washington - hanno vinto i referendum a favore dei matrimoni gay. Ancora nello stato di Washington, e pure nel Colorado, sarà legale fumare canne privatamente (acquisto consentito fino a 28 g nei centri autorizzati) e coltivare fino a sei piantine a casa. E Obama, per confermare il tutto, ha pubblicato la sua risposta calorosa a una lettera di una bambina “cresciuta con due papà”,  ma che, nonostante tutto, supponiamo essere nata ancora una volta da un uomo e una donna. Un particolare tralasciato, di poca importanza.

Anche in questo gli Usa si stanno avvicinando all’Europa, quell’Europa dove per esempio un altro “trendy” come Tony Blair – convertito al cattolicesimo, dice lui, ma quando mai, dico io, visto che, almeno fino ad oggi, il furbastro non si è mai pentito dei provvedimenti presi quando era al governo –  ha fatto più danni della grandine: è del suo governo, per esempio, il provvedimento che autorizzava in Gran Bretagna le unioni gay comprendenti anche le adozioni di bambini, grazie al quale tutte le “agenzie” (charities), comprese quelle cattoliche, sono obbligate a dare in adozione i bambini anche alle coppie gay che lo richiedessero, pena la chiusura, e infatti i 12 enti caritatevoli cattolici inglesi che si occupavano di adozioni hanno chiuso i battenti. Un colpo per la libertà di coscienza dei cristiani, quello inferto da Tony Blair (che, ripeto, non ha mai detto di essersi sbagliato, anche dopo la sua sbandieratissima conversione al cattolicesimo) ripetuto recentemente da Obama in altro ambito, quello della sua riforma sanitaria.

Ma tutto ciò non è inevitabile, come certa grande stampa vorrebbe farci credere. Una buona politica può ancora impedire che questo avvenga nel nostro paese, dove, nonostante tutto, questi orientamenti culturali sono ancora minoranza. Piaccia o no, nella scorsa legislatura il centro-destra ha fatto da argine e continua a farlo anche adesso (v. lo stop di questi giorni alla brutta legge sull’omofobia). Ma nella prossima, chi se ne farà carico, considerato quanto abbiamo visto finora: Casini che vuole fare alleanze a prescindere dai valori non negoziabili, i cattolici con Montezemolo e Riccardi che escludono dal manifesto "Verso la terza repubblica" i valori non negoziabili per allargare i consensi, mentre Bersani, Vendola e, purtroppo, pure Renzi, sono oramai persi da questo punto di vista?

L’illusione di alcuni (mai pensata, da queste parti) che in tempo di crisi economica di certi temi non se ne sarebbe più parlato, si è rivelata, appunto, una pia illusione.

Non si tratta di astratte e ideologiche “battaglie sui valori”, ma di una visione del mondo che vogliamo costruire, dalla quale poi derivano le scelte economiche, di lavoro, di assistenza sanitaria, di organizzazione sociale ed educativa, e via dicendo. In questo marasma della politica, non sarà il caso che noi comuni mortali, che qualche idea la condividiamo, ci si ritrovi, liberamente, prima o poi, per parlare di tutto questo?