ieri al Circo Massimo

ieri al Circo Massimo


In attesa della stretta finale, della battaglia parlamentare che inizierà questa settimana, qualche considerazione sul Family Day di ieri al Circo Massimo.

UNO: Innanzitutto i numeri: quanti eravamo? Due milioni, ci hanno detto dal palco. Due milioni, ripeto io: perché se andavano bene due milioni e settecentomila allo stesso Circo Massimo quelli portati dalla CGIL nel 2009 (dove, confrontando le foto aeree, si vede con chiarezza che c’era meno gente di quanta ce ne fosse ieri), se un milione erano gli LGBT sparsi nelle piazze italiane la settimana scorsa, secondo i titoli dei giornaloni, allora i due milioni per il Family Day di ieri è una cifra decisamente sottostimata.

DUE: diciamolo, la piazza di ieri era sostanzialmente autoconvocata, e per questo una manifestazione tanto enorme è stata organizzata in pochissimo tempo. Il Comitato "Difendiamo i Nostri Figli" ha fatto un lavoro splendido, facendo da collante a un’esigenza personalmente e urgentemente sentita da milioni di persone, che non avevano bisogno di essere convinte a venire al Family Day, ma che semplicemente stavano aspettando che qualcuno dicesse loro dove trovarsi per manifestare, qualcuno che organizzasse l’appuntamento. Il Comitato ha realmente raccolto la richiesta di un popolo, e si è messo al servizio di quel popolo, rendendo possibile la manifestazione di ieri.

TRE: ieri il Circo Massimo era chiaramente cattolico, ma senza nessuna chiamata alle armi da parte di autorità riconosciute. Nei giorni scorsi c’è stata una gara, nei giornali, a fare l’appello degli aderenti e degli assenti, con citazioni di questo o quel vescovo, di questo o quel responsabile di associazione o movimento. Sicuramente ci sono state prese di posizioni diverse, sia fra i vescovi che fra le realtà cattoliche, e sicuramente hanno pesato, a favore della manifestazione, alcune dichiarazioni del Card. Bagnasco, che pure non si è mai espresso esplicitamente per l’evento. Ma chi è venuto al Circo Massimo non lo ha fatto per obbedienza a qualche autorità, neppure dei responsabili delle proprie comunità di appartenenza (ed è la prima volta che questo succede): lo ha deciso personalmente, insieme alla propria famiglia e/o a gruppi di amici. 

Guardandomi intorno, ieri, e commentando con alcuni amici, al telefono, oggi, ci dicevamo che ieri a muoversi è stato il grande popolo cresciuto con le Giornate Mondiali della Gioventù, i ragazzi della domenica delle Palme del 1984 (io c’ero!!!), della spianata di Tor Vergata 2000, il popolo educato dal lungo pontificato di Giovanni Paolo II. Il Circo Massimo di ieri è stata l’eredità più evidente di quel Papa polacco, sopravvissuto a una guerra devastante e a due dittature, che ci ha insegnato a combattere pubblicamente e consapevolmente per quello in cui crediamo. I due Family Day precedenti – quello storico del 2007 che ha fermato i DiCo e quello antigender dello scorso giugno – sono stati, nelle loro differenze, preparatori.

Per la Chiesa italiana questo evento è uno spartiacque: nelle comunità, nei movimenti, fra i vescovi, nelle parrocchie, ci sarà inevitabilmente un prima e un dopo il Circo Massimo, a prescindere da come andrà avanti la battaglia sulla Cirinnà. La madre di tutte le battaglie, che seguiremo spasmodicamente nei prossimi giorni, quando torneremo a occuparci di politica.