un doppio femminicidio e un affido condiviso

un doppio femminicidio e un affido condiviso

Zlatan Vasiljevic è l’autore del doppio femminicidio a Vicenza: ha ucciso l’ex moglie Lidia Milikovic e la nuova compagna Gabriela Genny Serrano, poi si è suicidato.
Quest’uomo era stato riconosciuto come violento dalla legge italiana – c’era un decreto di allontanamento da parte di un giudice, i maltrattamenti erano iniziati dal 2011 – ma la condanna di primo grado e le misure cautelari erano state diminuite e sospese in appello perchè “l’uomo aveva presentato una attestazione di aver frequentato un corso per recupero uomini maltrattanti” (nel centro Ares, con il nome del Dio della guerra, come spiegato nel post qua sotto)
Ma non solo. E’ bene che tutti sappiano quanto ha spiegato il nuovo compagno di Lidia Milhjovic: “Tre settimane fa è stata emessa la sentenza di separazione. Stabiliva la cessazione dell’affido esclusivo dei figli di 13 e 16 a Lidia. Per ogni cosa bisognava mediare con il padre: scuola, tempo libero, medicine”.
L’affido condiviso nonostante la violenza, insomma. E perchè?
“Nel 96% dei casi di separazione con figli in cui sono segnali di violenza domestica, i tribunali ordinari non acquisiscono gli atti penali e non ne tengono conto per decidere sull’affido”. Lo sappiamo dall’analisi della commissione femminicidio.
Adesso nella riforma dell’ordinamento civile questo problema è stato risolto, ma mancano i decreti attuativi. Intanto al senato sono ferme due proposte di legge per aumentare le tutele a riguardo, ed evitare che padri violenti conservino il diritto di vedere i figli.
Ma insomma: deve servire una legge perchè le violenze accertate verso una donna, in presenza di minori, vengano comunicate fra i tribunali competenti?
Per quale motivo i giudici non ne tengono conto?
Per quale motivo un uomo violento dovrebbe mantenere il diritto di vedere i figli?
P.S.: i virgolettati sono dall’articolo di Giulia Merlo, dal quotidiano “Domani”