Donne e scienza

Donne e scienza

In rete si è sviluppata una discussione surreale a proposito di dichiarazioni di un prof. di fisica pisano sulle donne e la fisica. Surreale, perché di certe cose pensavo non ci fosse più bisogno di parlare. Invece no, ancora ce ne è bisogno, vista addirittura la solidarietà espressa nei confronti di questo prof. Di seguito il mio post su fb, che ha suscitato una discussione lunga e significativa: per seguirla (molto istruttiva) vi segnalo anche il link al post nella mia pagina fb, anche perchè al termine c’è chi racconta e segnala le vicende di questo prof. pisano, che spiegano tante cose (grazie Andrea Mazzeo Fazio).

Non volevo perdere tempo a confutare quanto detto dal professore di fisica pisano sulle donne e le discipline scientifiche, ma visti gli incredibili commenti che girano a riguardo, riporto di seguito quanto già ho risposto sulla bacheca di Gabriele Marconi.

Sono la prima a sostenere la profonda diversità fra uomo e donna. Ma questo prof. dice una cosa diversa: che le donne sono meno brave, cioè inferiori, e questo è falso – il fatto di avere un approccio diverso alla realtà non significa essere inferiori.
La fisica l’hanno fatta gli uomini? Certo. Anche la medicina, il diritto, tutto hanno fatto loro: per secoli le donne non sono state ritenute adatte allo studio, ma solo a fare figli, e per questo tutte le discipline sono state fatte dagli uomini. Noi non potevamo neppure imparare a leggere e scrivere, perché eravamo ritenute adatte solo a far figli, destinate alla famiglia. L’emancipazionismo nasce perché le donne non erano ritenute adatte a fare altro che i figli, e quindi non capaci a fare i giudici, non capaci a stare nei laboratori di ricerca, non capaci a fare i medici (al massimo le infermiere, cioè subalterne). Non adatte perché inferiori, non brave. Non votavamo neppure. Con il criterio di questo prof. non avremmo mai dovuto studiare materie scientifiche perché non adatte.
Io sono professore associato di chimica fisica, sono laureata in chimica, so bene che sempre più donne si iscrivono alle facoltà scientifiche, mentre nelle posizioni apicali le donne sono pochissime, ma non per mancanza di capacità: per fare carriera bisogna rinunciare spesso alla famiglia. Bisogna essere disposti a girare il mondo, frequentare laboratori di diverse università, e il momento in cui viene chiesto il massimo impegno a un ricercatore è quello in cui le donne potrebbero avere bambini. L’età in cui si produce e si mettono le basi della carriera è quella dei 25-35 anni. Molte donne fanno un passo indietro, e per questo i posti apicali sono spesso occupati dai maschi. Questo prof. si è risentito perché due donne sono state preferite a lui in una graduatoria, secondo lui ingiustamente. Non so se è vero e francamente non mi interessa, perché ho visto molti uomini occupare immeritatamente posizioni di prestigio, persone di ben più basso spessore di colleghe donne, a cui sono stati preferiti perché appartenevano a filiere di potere più importanti. E allora, di che parliamo?
Distinguiamo le capacità dalle preferenze. Noi siamo capaci esattamente come gli uomini nell’affronto delle materie scientifiche, abbiamo un approccio diverso alla realtà e alle problematiche, abbiamo a volte preferenze diverse per il lavoro. Punto