05 Novembre audizioni ddl affido condiviso – seconda giornata
Continuano le audizioni sul ddl sull’affido condiviso. Oggi, 5 novembre, seconda giornata, sono stati auditi ancora avvocati. Di seguito gli interventi come riportati dalle agenzie (Public Policy).
CARLO RIMINI: “Non si può prevedere come regola generale che i figli debbano rimanere esattamente lo stesso tempo con entrambi i genitori, ma si deve lasciare al giudice la possibilità di decidere. Qualche eccessiva timidezza da qualche Tribunale italiana deve essere spazzata via ma ogni situazione merita di essere decisa in modo diverso e ogni individuo ha diritto di indicare un solo posto come casa”. Così l’avvocato CARLO RIMINI in audizione davanti alla commissione Giustizia del Senato sul ddl Pillon. “I casi in cui l’affidamento paritetico porta all’equilibrio di tutti, compreso il bambino, sono rari – aggiunge l’avvocato – Bisogna dare chiaramente al giudice il messaggio per cui i tempi del bambino con ciascuno dei genitori devono essere i più ampi possibile considerando l’esigenza del bambino a una stabilità abitativa. Dopo la pronuncia della sentenza relativa alla responsabilità genitoriale in Italia torna il far west, non c’è più nulla, il codice di procedura civile non dice come si attuano questi provvedimenti. E’ necessario che il legislatore individui un giudice di prossimità a cui entrambi i genitori possano rivolgersi per risolvere i loro conflitti successivi e per tutti i problemi di esecuzione della sentenza. Un giudice – sottolinea l’avvocato – a cui i genitori possono rivolgersi senza l’assistenza di un avvocato e quindi senza spendere denaro. Un giudice in grado di reagire rapidamente, con assistenza di una struttura amministrativa, sul modello tedesco o inglese. Sono d’accordo con l’introduzione della figura del coordinatore genitoriale, anzi credo debba essere reso obbligatorio con provvedimento motivato del giudice. Di fronte a casi di coppie particolarmente conflittuali – osserva – è assolutamente opportuno che il giudice nomini il coordinatore familiare con funzioni decisionali e di soluzione del conflitto. Non è tollerabile che i genitori dopo la pronuncia di un provvedimento siano abbandonati a loro stessi”. “Ci sarà un problema di costi, alcuni genitori potranno permetterselo, altri no. Per i primi è bene che il giudice preveda autoritariamente questa figura obbligo”, conclude. “La mediazione familiare è una prassi che deve essere diffusa ma non deve essere resa obbligatoria perché funziona bene quando entrambi i protagonisti sono convinti della sua utilità. Il ricorso a questo strumento inoltre non deve intralciare il corso del giudizio: ci sono molti casi non mediabili rispetto ai quali è indispensabile e urgente l’intervento del giudice. E’ opportuno che ci sia un suggerimento del giudice ma alla mediazione familiare deve essere dedicato il tempo tra il deposito del ricorso introduttivo e la prima udienza”. Così l’avvocato CARLO RIMINI in audizione davanti alla commissione Giustizia del Senato sul ddl Pillon
PATRIZIA MICAI: “Non è possibile che la legge preveda la possibilità per i pubblici servizi di intervenire e decidere in maniera arbitraria quale minore deve essere tutelato per grave pregiudizio. L’articolo 111 della Costituzione deve essere rispettato, cioè la parità delle parti e la possibilità di avere un diritto alla difesa da subito”. Così l’avvocato PATRIZIA MICAI in audizione davanti alla commissione Giustizia del Senato sul ddl Pillon. Per quanto riguarda il tema dei falsi abusi, “se da subito le parti hanno la possibilità di avere parità crediamo ci sia una possibilità minore di avere degli errori in caso di denuncia infondata”, Per questo “si potrebbe applicare, come avviene nel diritto penale, il diritto costituzionale della libertà: come una persona che viene ristretta per un furto in flagranza nel giro di 48 ore deve avere il suo processo, quando accompagniamo un bambino fuori dalla famiglia dobbiamo dare dei tempi in cui si decide ‘per direttissima’ affinché le parti, con la stessa garanzia, possano portare le proprie difese” osserva l’avvocato.
RITA PERCHIAZZI: “E’ necessario lavorare sul piano delle risorse messe a disposizione sul sistema giustizia e sui servizi sociali. Questo ddl intercetta alcuni bisogni ma a questi occorre rispondere con le risorse, rafforzando il sistema della giustizia in modo che sia in grado di rispondere in modo celere, adeguato ed efficace a tutte le deviazioni rispetto al principio dell’affidamento condiviso che va perseguito”. “Il disegno di legge introduce uno stravolgimento dell’impianto normativo attuale adottando soluzioni rigide e stereotipate che prescindono dalle reali condizioni di vita del figlio e impone un modello di bigenitorialità che è ancora molto lontano dalla realtà sociale italiana”. Così l’avvocato RITA PERCHIAZZI, presidente dell’Unione nazionale delle Camere minorili, in audizione davanti alla commissione Giustizia del Senato sul ddl Pillon. In sostanza, spiega l’avvocato, “viene richiamata una risoluzione del Consiglio d’Europa ma questo richiamo ci sembra improprio perché la risoluzione raccomanda agli Stati di dare maggiore attuazione al principio della bigenitorialità, ferma restando la necessità di adottare le decisioni relative alla residenza dei figli in relazione ai loro interessi. La normativa – conclude Perchiazzi – limita fortemente la discrezionalità del giudice introducendo un’eccessiva rigidità, contraria al principio di rango costituzionale del miglior interesse del minore. Il provvedimento può presentare profili di incostituzionalità”.
SIMONA PETTINATO: Il principio relativo a tempi di permanenza presso entrambi i genitori e mantenimento diretto “in astratto è condivisibile ma si può discutere sulla sua concreta attuabilità per età del minore, impossibilità di individuare un centro di interessi principale prevalente, distanza Eccessiva delle abitazioni. In questo caso non si ritiene che il mantenimento diretto sia la conseguenza della frequentazione con uguali tempi di permanenza presso le abitazioni ma si può contemplare anche stabilendo un collocamento prevalente. Dunque, sì al doppio domicilio, no alla doppia residenza e alla doppia abitazione”. Così l’avvocato SIMONA PETTINATO presidente della Camera minorile di Verona, in audizione davanti alla commissione Giustizia del Senato sul ddl Pillon. “Il contrasto all’alienazione genitoriale deve avere come focus non tanto le pretese degli adulti ma il minore come portatore autonomo di interessi. In quest’ottica ben venga la proposta di introdurre la mediazione come strumento per gestire il conflitto dei genitori nei processi separativi in presenza dei figli minori. Non si condivide però lo strumento di mediazione come condizione di procedibilità alle procedure di separazione e divorzio. La celerità in questa tipologia di procedimenti è fondamentale perché più sono lunghi i tempi del processo più il processo diventa cassa di risonanza del conflitto tra i genitori – spiega l’avvocato – Per questo potrebbe essere utile inserire il percorso di mediazione dei genitori dopo la prima udienza presidenziale, qualora in quella fase il percorso giudiziale non si riesca a trasformare in consensuale. Quindi potrebbe essere uno strumento utile per dirimere il conflitto tra la fase presidenziale e la fase istruttoria”.
MARIA ROSARIA DELLA CORTE: “La coordinazione genitoriale è un baluardo all’effettività della sentenza. II giorno dopo nessuno accerta che quella stessa sentenza sia resa effettiva”. Così l’avvocato MARIA ROSARIA DELLA CORTE vicepresidente dell’Osservatorio sulla famiglia, in audizione davanti alla commissione Giustizia del Senato sul ddl Pillon. “Ritengo che la riforma sia fondata e bisogna insistere su questo: andrebbe creato un albo, per permettere di specializzarsi nel conflitto familiare mentre taglierei fuori i servizi sociali perché hanno dimostrato di non potercela fare per incompetenza o sottonumero”, ha aggiunto.
“Il disegno di legge porta all’attenzione Parlamento un cambio di passo invocato da anni dagli avvocati, cioè l’effettività dell’affidamento condiviso. Il ddl deve uniformare un po’ tutti i tribunali, perché quanto affermato nel testo già è praticato nei Tribunali di Roma e Milano e può essere di ausilio per i tribunali di Provincia che sono ancora indietro – afferma l’avvocato – Tanti tribunali, Civitavecchia, Roma, Milano, hanno già previsto anche un piano genitoriale di riparto delle spese, ogni genitore in base alle proprie sostanze economiche, che permette di non discutere volta per volta”
MARIA VIRGILIO: “I disegni di legge sono incostituzionali sotto più profili, sono impraticabili e inattuabili e ci fanno tornare indietro di molti anni, a quando non c’era il divorzio e la famiglia era soggetta alla potestà patria e maritale. Inoltre emerge il diritto individualistico del più potente sotto il profilo economico, fisico e generazionale, configurandosi come provvedimenti sessisti e classisti”. Così l’avvocato MARIA VIRGILIO, presidente dell’Associazione Giuriste d’Italia, in audizione davanti alla commissione Giustizia del Senato sul ddl Pillon. L’avvocato ha poi sottolineato che, da una parte, “si ha una forte riduzione della discrezionalità dei giudici” e al tempo stesso “una giuridificazione invadente con la legge che va a regolare direttamente le relazioni interpersonali”, inoltre “emerge una privatizzazione accentuata perché si creano figure di sostegno nella convinzione che i soggetti siano incapaci di autodeterminarsi. Tutto questo – spiega – rende costoso e più farraginoso arrivare a separarsi con il risultato di scoraggiare le separazioni, rendendo di fatto il matrimonio indissolubile”. E ancora, la mediazione familiare “presenta profili di violazione autonomia e avvantaggia chi ha maggior potere tra i due coniugi, violando anche il principio costituzionale del giusto processo”. Dunque, “non c’è bisogno di queste modifiche che entrano in conflitto con i principi costituzionali, a partire dal principio di uguaglianza. I disegni di legge devono essere ritirati, non riteniamo ci siano spazi di emendamento”